Recensione film Caravan - il road movie di una madre e di suo figlio in giro per l'Italia

Cinema / Festival / Recensione - 22 May 2025 16:00

Caravan, il primo film della regista ceca Zuzana Kirchnerová, presentato in anteprima al Festival di Cannes 2025

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Film Bad roads - Le strade del Donbass - video


Caravan, è il primo film della regista ceca Zuzana Kirchnerová, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2025. Il film è frutto di una coproduzione internazionale che ha visto collaborare con grande sinergia professionisti della Repubblica Ceca, della Slovacchia e dell’Italia. 

Un contributo significativo alla riuscita visiva del progetto è stato offerto dalla scenografa Cristina Bartoletti, alla quale si devono molte delle suggestive ambientazioni girate nella sua amata Romagna, terra operosa e ospitale di cui è originaria e a cui ha dedicato un plauso particolare, visto anche la difficile situazione legata all’alluvione che ha colpito la regione proprio prima delle riprese del film.

La seconda parte del film si svolge invece in Calabria, tra Melito, Bova, Palizzi e Locri in una terra ricca di paesaggi selvaggi e luminosi che contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e suggestiva.


Trama

Caravan è un road movie poetico che racconta la storia di Ester, interpretata da Anna Geislerova', una madre di nazionalità ceca, stanca e provata dalla cura quotidiana del figlio David, interpretato da David Vostrcil, un adolescente con sindrome di Down e autismo. Durante un soggiorno presso amici italo-cechi in una villetta italiana, Ester si trova in difficoltà: il comportamento imprevedibile del figlio la isola e la mette a disagio. Sentendosi emarginata e sopraffatta, decide d’impulso di andarsene, prendendo la vecchia roulotte parcheggiata nel giardino della casa.

Comincia così per madre e figlio un viaggio avventuroso e imprevedibile attraverso l’Italia che ricorderanno per sempre. Lungo il percorso incontrano Zuza, interpretata da Juliana Olhova', una giovane viaggiatrice solitaria loro connazionale, che si unisce a loro in questa avventura.

Zuza è una donna libera da vincoli familiari e dal condizionamento sociale ed è probabilmente tutto quello che Ester vorrebbe essere. Anche il figlio David è affascinato e le si affeziona molto. La sua presenza porta un equilibrio inaspettato e apre nuove prospettive emotive in un viaggio che è anche metafora di trasformazione interiore.


Tutti i protagonisti, infatti, sia nei momenti difficili che in quelli di apertura e scoperta, usciranno da questa esperienza profondamente cambiati.

Anche il profondo desiderio di evasione di Ester, che l’aveva spinta a fuggire dalla routine soffocante della sua vita, sembra finalmente trovare quiete nel finale del film. È proprio nel corso del viaggio, tra difficoltà, silenzi e gesti inattesi, che Ester arriva a comprendere la natura profonda e indissolubile del legame che la unisce a David, suo figlio, nonostante le sue fragilità e le sfide quotidiane.

 

Recensione

Sorprende che questo sia il film d’esordio della regista, dato l’alto livello di maturità artistica dimostrato dagli attori e la profondità della sceneggiatura. Il film offre un ritratto intimo e toccante del rapporto tra madre e figlio, presentato in una chiave del tutto originale, lontana da una morale buonista che vorrebbe un amore incondizionato madre figlio anche nelle situazioni più difficili. La voglia di evasione assale Ester, proprio ora che anche la gioventù sta per sfiorire, ma è proprio nelle difficoltà e nelle sfide quotidiane che si accorge che quello con suo figlio è un legame indissolubile e che non la abbandonerà. La scenografia e la fotografia sono spettacolari, soprattutto nei ritratti dei piccoli paesi costieri, delle spiagge, della campagna e delle feste paesane, elementi che conferiscono al film un’autenticità rara, frutto della sensibilità di chi conosce profondamente questi luoghi.


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